ZIO VANJA

di Anton Čechov

Con Luciano Ciampini, Marco Armillei, Rossana Candellori, Elisa Maestri, Pino Presciutti, Valter Finocchi
Silvia Maria Speri, Romana Romandini

 

Regia Alessandro Marinelli

 

Scene e Luci Pietro Cardarelli

 

Aiuto regia Valter Finocchi e Romana Romandini

I personaggi di Zio Vanja sognano di assaporare la felicità ma quello che desiderano sfugge loro di mano, un po’ per incapacità, un po’ per le trame di un destino imperscrutabile. L’opera si apre con un paesaggio emotivo già segnato dall’insoddisfazione dei protagonisti, insoddisfazione che per ciascuno di loro ha cause profonde e che innescherà le principali linee d’azione della vicenda, tutte significativamente orientate all’insuccesso. Per quanto cerchino di cambiare la propria condizione, i personaggi di questo dramma sono irrimediabilmente destinati a tornare al punto di partenza. Le situazioni che essi provocano si riducono a manovre goffe e tragicomiche messe in atto per sottrarsi a un senso di vuoto che divora le loro esistenze. “Quando non si ha una vita vera – dice Vanja – si vive di miraggi”.

Ed è proprio in virtù di questo scenario fatto di miraggi che è lecito operare con la poetica dell’umorismo. Dietro al miraggio infatti, dietro alle azioni grottesche e maldestre che esso provoca, s’avverte lo spettro del tragico, ovvero dell’impossibilità di contrastare qualcosa di innominato che incombe, che avanza minacciosamente e che tutto divora, senza possibilità di riscatto.