Il Laboratorio Teatro CAST nasce nel solco del percorso di ricerca che i membri della compagnia Teatro CAST conducono costantemente intorno ai campi della pedagogia attoriale e dell’estetica teatrale. Questo percorso li ha portati nel tempo a formulare una metodologia di lavoro originale e riconoscibile, frutto di un incessante sperimentazione “sul campo” e di un confronto continuo con alcune delle esperienze più significative del panorama nazionale e internazionale.
Il laboratorio dedicato all’arte della recitazione è articolato in classi distinte, così da rivolgersi sia a chi intende affacciarsi per la prima volta al teatro, sia a chi vuole arricchire la propria esperienza pregressa.
Può accadere che all’improvviso, nella consuetudine delle tue giornate, ti sfiori il pensiero di misurarti con la pratica del teatro.
O magari, quello del teatro è un desiderio che coltivi da tempo ma chissà perché, forse per timore, non hai mai assecondato. In entrambi i casi, poniti le giuste domande: chiediti se hai voglia di gettarti in un viaggio avventuroso dentro di te; chiediti se hai voglia di farlo insieme a chi prova la tua stessa curiosità; chiediti se hai voglia di condividere e di confrontarti. Sono gli unici requisiti davvero importanti. Per iniziare non serve altro.
Noi ti accompagniamo alla scoperta di un’arte misteriosa e affascinante: la recitazione. Quest’arte richiede che tu impari a esprimere la tua personalità, unica e irripetibile, al riparo dagli stereotipi, dai cliché e dalle convenzioni. È un’abilità che si sviluppa attraverso un’indagine attenta di ciò che senti, di come comunichi, di come gestisci il tuo corpo e la tua voce. È necessario che tu comprenda come funzioni, come ti rapporti al tuo mondo interiore e agli altri. Solo partendo da questa consapevolezza potrai trasformare le tue peculiarità in un autentico linguaggio artistico, in una cifra stilistica che sia intimamente tua. Pertanto non ti proponiamo modelli imitativi o preconfezionati, ma cerchiamo di offrirti strumenti che possano guidarti alla scoperta della tua identità creativa, del tuo marchio di riconoscibilità, del tuo taglio personale.
Nel nostro laboratorio ti invitiamo a sperimentare su di te. Per muovere i primi passi non è necessario essere capaci, ma essere disponibili. La disponibilità è ciò che ti permette di giocare, di apprendere e di confrontarti; la disponibilità è l’atteggiamento necessario per sviluppare le tue qualità naturali, ma ancora di più, per lavorare sulle tue fragilità. In questo senso, la scoperta del limite rappresenta per te una risorsa, un’occasione di crescita, perché ti spinge a superare gli ostacoli che intralciano la tua creatività. A ben vedere, è un regalo che ti fai. Per cui dedicati il giusto tempo, lavora con costanza e soprattuto divertiti.
Spesso si pensa che il talento teatrale consista in un’attitudine innata a calcare la scena.
Noi crediamo invece che il vero talento consista semplicemente nella capacità di apprendere ciò che è necessario per evolvere. In questa prospettiva, talento non vuol dire saper fare, ma imparare a fare. È qualcosa di più profondo. Talvolta questa disposizione non si manifesta immediatamente, ha bisogno di essere stimolata. Non di rado si tratta di un diamante grezzo che dev’essere raffinato attraverso l’applicazione e l’esercizio.
Se ti concedi la pazienza di tentare, di sbagliare e poi di tentare ancora, potrai scoprire doti che non sospettavi di possedere. E forse ti accorgerai di avere un diamante tra le mani.
L’offerta formativa comprende anche due percorsi facoltativi dedicati rispettivamente al teatrodanza e al canto: pensati come un prezioso complemento alla pratica teatrale, entrambi sono progettati per essere frequentati anche in modo autonomo, costituendo un’opportunità di crescita non solo per gli allievi delle classi di recitazione, ma per tutti coloro che desiderano misurarsi con queste discipline.
– RECITAZIONE 1° ANNO – Approfondisci ->
– RECITAZIONE 2° ANNO – Approfondisci ->
– RECITAZIONE 3° ANNO – Approfondisci ->
– RECITAZIONE PROGETTO GARDEN – Approfondisci ->
– TEATRODANZA – Approfondisci ->
– CANTO – Approfondisci ->
Nell’arte della recitazione lo strumentista è fuso con lo strumento. Ciò significa che chi si esibisce deve imparare a vibrare con tutto il suo essere, sia nella sua dimensione esteriore che in quella interiore. Il primo anno di laboratorio è dedicato a preparare il campo, cioè a sviluppare le qualità necessarie per trasformare il corpo e la voce in autentici veicoli d’espressione, come pure a far dialogare la propria individualità con quella dell’altro, nell’equilibrio indispensabile a un’arte che per sua vocazione è profondamente collettiva.
Il corpo e la voce devono tradurre le molteplici sfumature del sentimento e del pensiero. Il corpo non dev’essere bello, dev’essere libero. La voce non dev’essere affettata, dev’essere espressiva. Corpi duttili e voci consapevoli sono le fondamenta su cui edificare qualsiasi atto performativo. Ricondurre il corpo e la voce a coordinarsi con la mente e la sfera emotiva è il primo passo da compiere per recuperare l’efficienza del proprio strumento creativo, cioè la globalità della propria persona. Per ottenere questo risultato bisogna affrancarsi dai condizionamenti che snaturano il proprio temperamento, rimuovere i vincoli di natura fisica e psichica che inibiscono la libera espansione del sé, sviluppare una buona disposizione alla sperimentazione. È inoltre necessario imparare a lavorare in sintonia con l’altro, in un’ottica di confronto costruttivo, di crescita reciproca e di creazione condivisa.
Espressione vocale
Espressione corporea
Recitazione in prosa
Recitazione in versi
Tecniche di respirazione
Dizione e fonetica
Sviluppare l’espressività del corpo e della voce; liberarsi dalle sovrastrutture e dai blocchi che imprigionano la creatività; individuare il proprio centro d’espressione e svilupparne le peculiarità; accrescere le capacità di percezione e di ascolto; stimolare la fantasia; imparare a lavorare in gruppo; pronunciare correttamente la lingua italiana.
Tramutare un copione o uno script in un complesso di azioni efficaci è il gesto seminale di qualsiasi interpretazione, l’atto imprescindibile da cui sgorga quell’entità chiamata personaggio. Il personaggio si manifesta prima di tutto nell’azione concreta, vale a dire in ciò che di concreto compie, in ciò che fattivamente realizza attraverso il movimento, l’atteggiamento e la modulazione della parola. Esplorare i segreti dell’azione scenica, nonché il suo potere di catalizzare le risorse interiori dell’interprete, è l’obiettivo del secondo anno di laboratorio.
Per dare vita a una scena è necessario saperla leggere in profondità, comprenderne l’evoluzione e cogliere le tensioni che l’attraversano. In secondo luogo, bisogna trasformare la pagina scritta in evento agito nello spazio e nel tempo. L’attuazione di questo passaggio richiede la capacità di creare una salda connessione con i partner di scena, l’abilità nel tradurre ogni intenzione in azione concreta, la prontezza nelle reazioni, la dimestichezza nel direzionare la parola a un preciso risultato, la padronanza del gesto e del movimento. Tutto ciò permette di delineare il personaggio a partire dalla materialità della sua presenza sulla scena, cioè dalle azioni che compie, dal comportamento che assume, dal suo modo di occupare lo spazio e dalle caratteristiche con cui disegna la partitura vocale. La concretezza del fare, la sua logica, la sua coerenza, permettono l’emersione della temperatura interiore necessaria a vivificare il ruolo.
Drammaturgia e analisi del testo
Costruzione del personaggio
Tecniche di relazione scenica
Grammatica del gesto
Movimento scenico
Elementi di danza
Saper analizzare il testo; saper creare la relazione scenica; potenziare le dinamiche di azione e reazione; strutturare il movimento; plasmare il gesto corporeo; finalizzare e modulare il gesto vocale; sviluppare la percezione dei nessi esistenti tra le azioni fisiche, le azioni vocali e i loro risvolti interiori.
Il terzo anno di laboratorio intende coltivare nell’interprete una delle qualità più sottili della sua arte, cioè l’autentica ricerca di sé nell’universo del ruolo. Saper sintonizzare la propria natura su quella del personaggio dona all’interpretazione un intenso realismo, generando un coinvolgimento emozionale che funge da motore primario per l’azione. Questa coinvolgimento permette di sentire la parte in maniera viscerale, di costruirne le dinamiche dall’interno, di alimentarla nel qui ed ora della relazione, cioè nello scambio vivo non già tra personaggi ma tra esseri umani.
Nel teatro naturalistico e in buona parte della recitazione cinematografica, interpretare un personaggio significa avvertire l’intima sostanza della sua natura e farla reagire con la propria esperienza. Questo presuppone un intuito sottile, un elevato grado di apertura e una profonda libertà nell’attingere alle proprie risorse interiori. La combinazione di questi elementi genera la verità emotiva del ruolo, quella particolare condizione che permette l’irruzione di impulsi reali nel mondo fittizio della scena. È più che mai necessario in questo caso poter contare su un corpo-voce reattivo, in grado di riflettere nell’immediatezza - cioè senza la mediazione del pensiero cosciente - le intenzioni e i sentimenti che affiorano spontaneamente. È inoltre indispensabile imparare a distogliere buona parte dell’attenzione da sé per focalizzarla sul partner, stimolando così una rete di influenze reciproche che rafforza il clima di sincerità dell’azione.
Interpretazione
Tecniche di improvvisazione
Tecniche di composizione
Tecniche di immedesimazione
Esercitazioni di memoria sensoriale
Elementi di canto
Allenare l’istinto ad abitare il personaggio; nutrire il ruolo con la propria individualità, con la propria immaginazione, con la propria umanità; sapersi calare nelle circostanze della scena; saper costruire la verità scenica nello scambio autentico e partecipe con l’altro; stimolare l’immediatezza dei riflessi psichici.
Dopo il III anno di laboratorio, alle allieve e agli allievi più motivati si offre la possibilità di proseguire il proprio percorso in un’ottica di formazione permanente. Oltre all’acquisizione di nuove tecniche e all’approfondimento delle materie svolte negli anni precedenti, il programma concede ampio spazio alla ricerca e alla sperimentazione; implica pertanto dimestichezza con il linguaggio teatrale, doti immaginative e disposizione alla condivisione. La compagnia si riserva la possibilità di inserire alcuni elementi nel proprio organico e/o nei propri progetti di spettacolo.
Il laboratorio permanente è rivolto a chi desidera consolidare, potenziare ed espandere le proprie capacità attoriali, scorgendo nell’arte teatrale non solo un veicolo di autorealizzazione, ma anche un’esperienza estetica destinata primariamente alla crescita e al benessere della collettività. Come in tutte le arti, anche nell’arte teatrale sono necessari un esercizio ininterrotto e un’applicazione assidua per garantire la duttilità necessaria alla creazione; ed essendo le soluzioni artistiche in perpetuo movimento, nel laboratorio permanente la pedagogia si alterna con la ricerca, il perfezionamento tecnico si affianca alla sperimentazione, la conquista di nuove abilità si integra con l’esplorazione di nuove forme. Il lavoro si svolge a stretto contatto con i membri della compagnia e richiede, oltre a un’adeguata interiorizzazione delle esperienze precedenti, attitudine alla collaborazione, intraprendenza creativa e una chiara urgenza comunicativa.
Tecniche avanzate di recitazione
Tecniche avanzate di interpretazione
Tecniche avanzate di improvvisazione
Sperimentazioni fisiche
Sperimentazioni vocali
Storia delle teoriche teatrali
Affinare le proprie capacità; ampliare il proprio bagaglio tecnico ed esperienziale; sviluppare una maggiore autonomia; raggiungere una buona versatilità interpretativa; coltivare le proprie componenti autoriali; saper relazionare il proprio temperamento e la propria creatività in funzione del prodotto artistico condiviso, nel pieno rispetto dell’altro e delle indicazioni di regia.
Attraverso l’educazione al canto, la voce diventa strumento creativo, capace di trasmettere con chiarezza e immediatezza la propria individualità e le proprie emozioni. Liberare la voce da blocchi o atteggiamenti errati significa ampliare le proprie potenzialità espressive e comunicative, favorendo l’autentica espressione del sé in campo personale e artistico.
Alessandro Marinelli, regista, autore e interprete, muove i primi passi nell’arte della recitazione frequentando i laboratori del Teatro delle Foglie di Ascoli Piceno. Si forma in seguito sotto la guida di importanti maestri, tra i quali Anatolij Vasil’ev, Gennadi Nikolaevic Bogdanov, Maria Shmaevich, Emma Dante, Danio Manfredini, Armando Punzo, Antonio Viganò, Alessandra Niccolini, Giorgio Rossi. Consegue la laurea magistrale in Discipline del teatro e dello spettacolo presso la facoltà di lettere dell’università di Roma “La Sapienza” e si diploma come Tecnico Superiore di Teatro Educativo e Sociale presso il Teatro Stabile delle Marche di Ancona (oggi Marche Teatro). È tra i soci fondatori della compagnia Teatro C.A.S.T. di Folignano e del Teatro dei Bottoni di Pesaro. Le sue ricerche sulle discipline della recitazione e della regia coniugano un’assidua sperimentazione sul campo con le più avanzate teorie antropologiche e con le moderne acquisizioni della psicofisiologia applicata ai fenomeni performativi. In qualità di regista, firma svariati allestimenti tra i quali Fremito (da “L’innesto” di Luigi Pirandello), La contessina Julie di August Strindberg, Le Tre Vecchie di Alejandro Jodorowsky, Platonov di Anton Čechov, Casa di Bambola di Henrik Ibsen. Si occupa inoltre di formazione teatrale (è docente per Space – AP Art Up e Invasioni Contemporanee – Format di Melting Pro con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Accademia di Belle Arti di Macerata, Cotton Lab, Defloyd e altri) e dirige il Laboratorio Teatrale Teatro C.A.S.T. presso il Teatro Comunale di Folignano (AP).
Niccolò Catani si diploma a Milano presso l’accademia Kataklò di Giulia Staccioli, come danzatore professionista e come formatore. Lavora in diverse performance e produzioni con Kataklò nell’ambiente milanese. Partecipa alla finale di X-Factor 2019 come danzatore e in vari eventi della fashion week. Viene a contatto con la danza d’autore, è attualmente un performer della compagnia CollettivO CineticO di Ferrara. Insegna danza acrobatica da diversi anni e a diverse fasce d’età a professionisti e amatori. Unisce anche un percorso parallelo basato sul teatro danza, dove corpo e gesto sono legati a un esame specifico e personale dell’interprete. Le tecniche sono quelle del performer moderno il corpo è totalmente coinvolto e nulla è lasciato al caso. Attivo anche nel ramo della produzione artistica con due sue produzioni, “Indagine relativa all’assoluto momento” e “BOX N°3” che hanno registrato diverse date tra Marche e Lombardia. Tra i vari insegnanti con cui ha studiato si annoverano, Lorenzo Conti (storia del teatro), Alberta Palmisano (floor work), Marigia Maggipinto (teatro fisico), Sandro Dandria (estetica della musica), Daniele Ziglioli (contemporaneo), Giorgio Rossi (contemporaneo), Hanna Gilgren (contemporaneo) , Marco Zanotti (acrobatica), Maria Agatiello (aerea), Antonio Saccinto(corpo a corpo), Emanuele Sciannamea (teatro danza), Susanna Beltrami (contemporaneo), Davide Montagna (storia della danza), Edoardo Ribato (teatro fisico), Diego Novello (acrobatica).
Elisa Maestri inizia la sua formazione teatrale con il Teatro delle Foglie di Ascoli Piceno. Inizia anche un percorso formativo con il Laboratorio Minimo Teatro e con diversi attori: Mirco Feliziani, Stefano Artissunch, Debora Mancini, Ricardo Fuks, Michele Casarin e Leo Muscato. Studia danza presso la Dance Studio di Folignano (AP) e canto presso la suola “Armonia” di Giovanna Girolami. Nel 2004 arriva 1° classificata al Concorso Nazionale di Lettura Interpretativa di Novi Ligure. Frequenta il laboratorio teatrale del Teatro Stabile delle Marche di Ancona. Interpreta nel 2006/2007 uno dei personaggi de “L’Eretico” con la regia di Stefano Artissunch (compagnia Synergie Teatrali) e nel 2008/2009 recita al fianco dell’attrice e regista Veronica Barelli nello spettacolo “La trama di Penelope” di Margaret Eleanor Atwood con la regia della stessa Barelli. Nel 2010 l’attore e regista Alessandro Marinelli la dirige in Hedda Gabler di Henrik Hibsen, affidandole il ruolo della protagonista. L’incontro con Marinelli dà inizio alla partecipazione ad altre produzioni firmate Teatro C.A.S.T. Entra nella compagnia recitando negli spettacoli “Illusion” (2010), “La favola del figlio cambiato” (2011), “Le tre vecchie”(2014), “La contessina Julie” (2015), “Casa di bambola” (2022). Si laurea in Scienze della Formazione Primaria con una tesi in fonetica e fonologia della lingua italiana. Dopo una specializzazione come insegnante per alunni diversamente abili, inizia ad occuparsi di teatro sociale, svolgendo corsi di teatro per l’inclusione (progetto MeTe), collaborando sia con l’associazione Minimo Teatro sia con La Casa di Asterione. Nel 2013 il suo lavoro più impegnativo la vede regista e drammaturga dello spettacolo “Ora Mi Vedi” sul tema dell’autismo. Continua poi la sua formazione attoriale svolgendo workshop intensivi con il regista Cesare Ronconi del teatro Valdoca e con il regista e pedagogo russo Anatolij Vasil’ev. Attualmente svolge corsi di teatro e dizione all’interno del Teatro C.A.S.T., corsi di teatro per l’inclusione della disabilità (con allievi normodotati e diversamente abili) all’interno dell’Associazione culturale La casa di Asterione ed ha costituito la compagnia teatrale con ragazzi normodotati e diversamente abili Compagnia Meteatro con la quale ha realizzato due produzioni come regista: “Fili immaginari” liberamente tratto da Pinocchio di Collodi e “Tu sei infinito” liberamente tratto da Novecento di A. Baricco.
Emanuela Piersimoni, si è diplomata in pianoforte nel Conservatorio Statale di Musica “L. D’Annunzio” di Pescara sotto la guida del maestro Carlo Dominici e successivamente nello stesso Conservatorio si è diplomata in canto sotto la guida del maestro Paolo Speca. Si perfeziona con il tenore Antonio Lemmo ed il tenore Antonio Juvarra (Tecnica vocale e repertorio operistico ),con il baritono Sesto Bruscantini ( Interpretazione e repertorio buffo ), con il regista lirico teatrale Cesare Scarton ( Studio del corpo e del gesto teatrale; melologo da concerto ), con il basso Enzo Dara (Opera buffa ). Consegue una laurea specialistica in Musica Vocale da camera e studia repertorio da camera francese, italiano e tedesco con il M. Thomas Busch, il M. Stelia Doz, il M. Stacey Bartsch, il M. Piernarciso Masi, il M. Elisabetta Lombardi e il M.Ulrich Eisenlohr. Studia Musical theatre con Kimberle Moon, Julia Kay Laskowski, Abby Carole Seible, Rob Seible, Fabiola Ricci.
Artista del coro del Bayerische Staatsoper, ha svolto attività concertistica e nei teatri d’opera in Germania, Francia ed Italia. Spazia dalla musica sacra, al repertorio operistico fino a debuttare opere liriche inedite e nell’ambito della musica sacra, partecipa, come solista, alla prima esecuzione del Magnificat di G.Giordani con il maestro Dante Milozzi. Nell’ambito del VIII° festival dell’Intermezzo e dell’Opera Buffa, ha debuttato il ruolo di Don Ettore nella Canterina di Haydn. Ha ampliato la sua formazione artistica seguendo corsi di dizione e recitazione debuttando il ruolo di Vespone nella Serva Padrona e il ruolo di Berta nel Barbiere di Siviglia, Ljuba nel Giardino dei Ciliegi Mefistofele nel Faust.
Studia canto jazz con il maestro Massimiliano Coclite e ddal 2012 è la voce solista del trio swing Maramao Swing con cui svolge attività concertistica.
Dal 2007 insegna tecnica vocale e pianoforte classico nella scuola Musincanto di San Benedetto del Tronto specializzandosi anche nella didattica per l’infanzia secondo il metodo Yamaha.